domenica 7 dicembre 2014

assemblea popolare

Venerdì 12 dicembre nella sala della Coop di Via Saffi (vicino al Tribunale),alle ore 17, si terrà un'assemblea pubblica su Piazza Verdi, in vista dell'udienza del Consiglio di Stato (che si terrà l'8 gennaio). Interverranno:
Avvocato Daniele Granara (per i VAS)
Avvocato Piera Sommovigo (per Legambiente)
Avvocato Rino Tortorelli (per Italia Nostra)

petizione per l'acqua pubblica

IL GOVERNO RENZI VUOLE LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA:

  FERMIAMOLO!


Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali.
Lo fa attraverso due provvedimenti: il decreto “Sblocca Italia” e la legge di stabilità.
Con il primo, impone ai Comuni l’obbligo di aggregare le società del servizio idrico per arrivare ad un gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale, spesso coincidente con il territorio regionale.
Con la seconda, rende sempre più onerosa la gestione pubblica dell’acqua e spinge gli enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati.
Il Governo Renzi vuole in questo modo mettere una pietra tombale sul risultato referendario che nel 2011 ha visto la maggioranza assoluta del popolo italiano pronunciarsi per una gestione pubblica, partecipativa, territoriale e senza profitti dell’acqua e di tutti i beni comuni.
Il Governo Renzi vuole affidare l’acqua e tutti i servizi pubblici locali a quattro grandi multiutility collocate in Borsa: A2A, Iren, Hera ed Acea, consegnando i beni comuni delle comunità territoriali agli interessi dei grandi capitali finanziari.
In questi anni, in ogni luogo del paese, abbiamo detto a gran voce: “si scrive acqua, si legge democrazia”.
Per questo diciamo al governo Renzi: INDIETRO NON SI TORNA!
Si attui il referendum, si affidi la gestione dell’acqua pubblica, partecipativa e senza profitti alle comunità locali.

firma la petizione qui

giovedì 4 dicembre 2014

Patate dal mondo


Queste le immagini della bella iniziativa organizzata da Lunigianarborea (http://lunigianarborea.blogspot.it/) in collaborazione con il Consorzio della Quarantina il 16 novembre al castello di Terrarossa.
Oltre 300 varietà esposte provenienti da ogni parte del mondo, da quelle andine, dove la patata cresce anche allo stato selvatico, a varietà europee selezionate da fine '700 a metà '900.

La storia della patata inizia 8000 anni fa, sulla Cordigliera delle Ande, vicino al lago Titicaca, tra Bolivia e Perù, a 3800 metri sul livello del mare.La regione dl lago Titicaca è tuttora una delle zone del continente americano più ricche di specie di patate selvatiche.
Le popolazioni di coltivatori e cacciatori, che popolavano il Sudamerica da 7000 anni, iniziarono l'addomesticamento delle piante selvatiche di patata, selezionando colore, forma e dimensione dei tuberi e riducendo il contenuto di sostanze amare e tossiche.

Nel 1942 gli Inca che vivevano sugli altopiani andini coltivavano più di 3000 varietà di patate. La biodiversità era indispensabile per la sopravvivenza: se un anno in una zona qualcosa andava male,c'era smpre una varietà che poteva salvarli.
Gli Inca svilupparono una patata diversa per i diversi tipi d'ambiente, l'esatto contrario di quello che si fa oggi, una sola patata per tutti gli ambienti.
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             Nel 1565 l'esploratore spagnolo Gonzalo Jimenez de Quesada (1499-1579)partito in cerca d'oro, trovò invece le patate e le portò in Spagna dove vennero scambiate per una sorta di tartufo







                                                       Ben presto le patate divennero una pietanza fissa sulle navi, perchè gli spagnoli si accorsero che i marinai che le mangiavano non soffrivano di scorbuto e furono anche inviate come fornitura alimentare alle truppe spagnole nelle Fiandre, diffondendosi così anche in Olanda e Germania.






Nel 1957 il botanico e scrittore John Gerard fu il primo a coltivare quelle che chiamò "patate della Virginia" in Inghilterra. Si ritiene che emigranti irlandesi abbiano introdotto la patata nel Nordamerica a Boston nel 1718.

























Durante le guerre napoleoniche l'uso delle patate come cibo per le truppe fu preferito al grano,molto più deteriorabile,costoso e difficile da cucinare. E con l'arrivo delle truppe di Napoleone le patate arrivano anche in Italia.

























Tra il Settecento e Ottocento in Irlanda la coltura della patata determinò un'esplosione demografica ma, tra il 1845 e il 1849, le infestazioni dei campi e i mancati raccolti provocarono una terribile carestia che uccise più di un milione di persone e portò a una massiccia emigrazione verso gli Stati Uniti facendo scendere la popolazione irlandese da 9 a 4 milioni di pesone.
Questo accadde anche perchè l'alimentazione dei poveri era ormai completamente dipendnte dalle patate  e quasi solo da un'unica varietà, "the lampers", particolarmente sensibile alla peronospora.
La ripresa delle colture si ebbe solo con l'arrivo di nuove varietà di patate dal Sudamerica.
Particolare importanza rivestono le varietà locali di patata, spesso limitate ad aree ristrette e a rischio di scomparsa.
Nel genovesato è stata nuovamente diffusa la Quarantina Bianca (Quaantìn-a o Gianca) prodotta nell'area pressapoco corrispondente a quella di diffusione della lingua genovese, dalla Valle Stura alla Val d'Aveto.
Altre varietà genovesi, ormai rare, sono la  Quarantina Prugnona, la Cannellina Nera, la Giana Riunda, la Cabannese e la Morella. Il 13 aprile 2000, venti produttori hanno costituito il Consorzio di Tutela della Quarantina Bianca Genovese.