la comune di massa
alcuni di noi erano nel progetto della
comune di massa che è stato il primo centro sociale di massa era
un'ex segheria per il marmo un postaccio sul fiume con l'eternit
sopra io per esempio vengo da lì avevo 16 17 anni ho vissuto due tre
anni lì poi però una parte dei vecchi occupanti ha mollato si sono
venduti uno è anche diventato consigliere comunale con sel e
comunque poi qualcuno ha dato fuoco a tutto è bruciato tutto
un gruppo
eterogeneo
noi eravamo nel collettivo studentesco
siamo andati avanti nelle scuole per qualche anno poi l'anno scorso
coi compagni dell'assemblea antirazzista antifascista di massa con i
quali abbiamo anche occupato il duomo per i permessi di soggiorno ai
migranti abbiamo deciso di occupare uno spazio e così si è formato
un gruppo molto eterogeneo siamo molto diversi proveniamo da diverse
realtà però tutti avevamo la stessa esigenza di avere uno spazio e
così ci siamo aggregati e abbiamo occupato qui
autogestione
l'autogestione è in realtà una
gestione questa è una consapevolezza dalla quale siamo partiti già
all'inizio noi siamo circa una trentina ma ad essere sempre presenti
siamo sette otto perchè gestire uno spazio è molto impegnativo
porta via molto tempo fare i lavori pulire sistemare fare la spesa
far le feste far le cene però quando c'è la mobilitazione e c'è
bisogno della presenza di tutti allora si aggregano anche gli altri e
siamo un bel gruppo
starci per tanto
quando abbiamo occupato c'era la
polizia poi è arrivato il sindaco il vicesindaco i vari consiglieri
comunali sel rifondazione inizialmente loro pensavano che saremmo rimasti solo
due o tre giorni noi però abbiamo deciso di occupare stabilmente per
il momento sembra non gli interessi la proprietà è dell'anas quindi
il comune non se ne occupa per ora tutto lascia pensare che qui
potremo starci per tanto
molti progetti
il posto sembra grosso da fuori ma in
realtà è molto piccolo quando siamo arrivati qui era tutto murato
da più di dieci anni abbiamo buttato giù tutto di lavori ce ne sono
ancora tanti abbiamo dei problemi sul tetto ci sono delle
infiltrazioni dobbiamo rimettere le canale che son state rubate
abbiamo fatto molto anche all'esterno abbiamo ripulito tutto perchè
abbiamo molti progetti per primavera
non è un locale
abbiamo iniziato a fare feste di
finanziamento il venerdì e il sabato tanti non hanno idea di cosa
significhi un'occupazione vengono lo vivono come fosse un locale
normale allora piano piano cerchiamo di coinvolgerli
vogliamo fare lo sportello per il
diritto alla casa fuori abbiamo l'orto sociale poi faremo il
mercatino dell' autoproduzione perchè fuori c'è tanto posto poi giù
abbiamo le cantine che ora in primavera inizieremo a sfruttare una la
teniamo come magazzino un'altra la vogliamo utilizzare come sala
prove una come palestra popolare stiamo già facendo il corso di boxe
tre volte a settimana il giovedì facciamo il cineforum poi a volte
facciamo pranzi o cene ad offerta libera per autofinanziarci
i vicini
questa è una zona di benestanti per
ora i rapporti con i vicini sono buoni cerchiamo di far meno rumore
possibile e di avere un dialogo con loro quando ci sono le feste uno
di noi sta sempre fuori e controlla che la gente non faccia casino i
concerti sono solo acustici e comunque il posto è piccolo più di
tanta gente non ci sta 60 70 persone al massimo
critical wine
vogliamo fare anche qui un piccolo
critical wine quando farè più caldo abbiamo selezionato quattro
cinque produttori dalla toscana uno ligure uno dal piemonte poi
chiamiamo qualche produttore della zona gli diamo la possibilità di
dormire se vengono da lontano e organizziamo fuori che c'è più
spazio
l'unico anarchico
di sopra ci
dormiamo qualcuno di noi c'è sempre a volte siamo di più a volte di
meno però qualcuno c'è sempre ehi belzebù vieni vieni qua è un
cane grande e grosso ma è innocuo io vengo da carrara carrara è in
una situazione disperata non c'è più niente ieri c'era un dibattito
sulla grecia di quelli della fai però in generale è un mortorio io
sto qua fisso da un po' son stato sette otto anni a carrara con i
compagni del germinal poi son venuto qua son l'unico anarchico
praticamente e non è una cosa semplice ah ah no scherzo mi piace
tantissimo la situazione qua
immobilisti
io son di bassano
del grappa son vicentino son dieci anni che sono in toscana ma
l'accento vicentino non l'ho ancora perso ah ah son andato via di
casa a diciannove anni ora ne ho trentuno in veneto non ci voglio
tornare mai più mi professo anarchico da quando avevo quattordici
anni e quindi per me carrara era il fulcro dell'anarchia per quello
mi son trasferito lì anche se poi magari la realtà anarchica
carrarina è più deludente di quella di altre città io ero il più
giovane del germinal e spesso son stato bloccato nei miei slanci di
attivismo per cui continuo a professarmi anarchico ma non faccio
parte dei gruppi storici non sono federato non condivido le loro
scelte sono troppo immobilisti
antonio moscato
l'incontro di oggi è sull'autogestione
delle lotte il professor antonio moscato è un esperto di america
latina quindi ci può dare alcune indicazioni sul dopo chavez è un
compagno di orientamento marxista son tanti anni che segue le
questioni dell'america latina ha scritto libri e pubblicato parecchi
articoli
è così
moscato: dipende cosa si intende
per compromettente mi è rimasto molto impresso tanti anni fa a
catania dei compagni autonomi mi dissero non puoi dire queste cose io
stavo solo dicendo che come storico non ho mai visto che una classe
oppressa o un popolo oppresso si sia liberato in modo pacifico con
buoni consigli o suggerendo buoni comportamenti non si potrà dire ma
è così
fare senza padroni
questo è il primo di una serie di
incontri a scadenza mensile dal titolo fare senza padroni iniziative
ed esperienze sull'autorganizzazione che hanno come tema le teorie e
le pratiche di riappropriazione i tentativi che ci sono in giro per
il mondo di uscita dal capitalismo per questo primo incontro poiché
riteniamo che in questo momento il laboratorio più interessante a
livello politico e sociale sia quello dell'america latina abbiamo
invitato antonio moscato un compagno militante con una lunga
esperienza accademica che ha scritto moltissimo sul movimento operaio
e conosce a fondo la situazione dell'america latina tre quattro anni
fa ha pubblicato un libro che si intitola il risveglio dell'america
latina questa discussione dovrebbe servirci a capire come uscire
dalla evidente crisi in corso del sistema capitalistico costruendo
una società alternativa
la conferenza
(spezzoni a caso)
forme di resistenza
in
venezuela chiedono l'intervento dello stato per nazionalizzare
l'impresa e poi si dovrebbe realizzare un controllo operaio però non
è facile perchè cominciano ad arrivare i funzionari dello stato e
il processo viene controllato in argentina invece il fenomeno è
molto più ricco ci sono varie forme di resistenza e sopravvivenza di
varia natura dal baratto alla banca delle ore moltissime forme di
solidarietà le fabbriche liberate che hanno retto sono duecento con
circa ventimila lavoratori coinvolti il fenomeno quindi è
circoscritto ma non insignificante
nazionalizzazione
la
sidor venezuelana era di proprietà di un italoargentino ed è
l'industria siderurgica più grande del venezuela è iniziato tutto
da una lotta per ottenere l'assunzione dei precari l'azienda stava
bene in salute ma non ne voleva sapere nel corso di questo braccio di
ferro si è chiesto l'intervento di chavez e dello stato per
nazionalizzare l'industria chavez è intervenuto e ha deciso la
nazionalizzazione
madri di plaza de mayo
solo
in argentina dove tra l'altro c'è il governo meno di sinistra di tutti hanno
colpito in parte i criminali di guerra grazie all'intervento delle
madri che hanno ottenuto notevoli risultati dal punto di vista della
giustizia in venezuela e negli altri stati invece l'esercito è lo stesso di prima
vero socialismo
uno
che non aveva nulla prima si trova ad avere assistenza medica
gratuita contributi per chi manda i bambini a scuola infrastrutture
che prima non c'erano questo spiega perchè gli strati più poveri
sono contenti però i ricchi si sono arricchiti ancora di più non
c'è un vero socialismo anche se con questi governi son stati fatti
grossi passi in avanti
san agustin
per
esempio a caracas dove ci sono palazzi ultramoderni e tutt'intorno
baracche che salgono sulle montagne a san agustin c'era un'unica
strada tortuosa di quindici chilometri che scendeva a valle il
governo ha fatto una teleferica gratuita con sei fermate e ci sono
vecchietti che da dieci anni non potevano scendere in città perchè
dovevano fare scalinate ripidissime che ora sono grati per queste
cose
bastonate e umiliazioni
in
brasile se parlate con qualche esponente dei sem terra vi dice peste
e corna della presidenza però non hanno il coraggio di presentarsi
in alternativa perchè la loro base popolare è grata al governo
nonostante vengano concesse solo poco più che elemosine
tranquillanti sociali però sono diritti che prima non avevano mai
avuto perchè prima c'erano solo bastonate e umiliazioni
contro la rassegnazione
duecento
fabbriche autogestite non risolvono la situazione non coinvolgono la
totalità dei lavoratori ma sono cose importanti per combattere
contro la rassegnazione la passività l'accettazione qua hanno levato
tutto ma non c'è stata reazione ci sono stati gli scioperi generali
ma sono simulacri di scioperi generali lo sciopero generale comincia
e finisce con la vittoria o la sconfitta ma non si esaurisce in un
giorno quello è un modo per far scaricare le energie abbiamo
manifestato il nostro sdegno adesso torniamo a casa
umiliare un paese
dell'islanda
non se ne parla perchè ha ottenuto quello che voleva cioè non ha
pagato il debito invece in grecia hanno deciso di piegare quel paese
umiliarlo per dare un esempio agli altri paesi sull'orlo come noi la
spagna il portogallo
casa rossa occupata km 375 strada statale n 1 Aurelia
intervista:anna / foto: enrico
Meccanica
RispondiEliminaParola e voce, se non costruiscono, se non raccontano, se non gettano fondamenta sicure per innalzarsi in strutture sapienti e stabili, ecco che si rompono, traboccano e si accordano di nuovo a regole precise ma sottili, non viste, non tracciate in un sentiero.
Un bicchiere d’acqua rovesciato sul tavolo ne svela la pendenza: eccolo Cirano.
Chiamato a mostrare, a guardare, un testimone? No, svegliato da solo come ogni mattino, sul pavimento, sulla terra, sulle cose solide che continuano, anche in questi giorni piccoli, a essere il perimetro del viaggio che fa il corpo.
Ma c’è un’altra mappa che si accumula rapida attorno alle cose e le inciampa in montagne di voci e mani che hanno toccato e valigie trascinate e sedie ancora calde. C’è l’aspetto che ha il mondo fuori dal laboratorio così pieno d’intenzioni, di attriti, che falsano i pensieri e corrompono il giudizio. Quella distesa di macerie che spaliamo con buona volontà fuori dalle case e che scaviamo a bracciate per attraversare la strada, per comprare il giornale, a quali leggi, a quale dinamica risponde? E chi ostina lo sguardo a misurare i detriti che coprono l’orizzonte di che strumenti si serve, di quali compassi e orologi? Meccanica delle cose che scompaiono quando ci giriamo a guardarle, meccanica del viaggio dentro le mura del giorno, meccanica dei fossati e delle ferite, meccanica di Cirano.