Bio
e Mare è una cooperativa di
pescatrici composta da otto donne di diverse nazionalità che opera nel porto di
Marina di Carrara e ha due punti vendita uno al porto e un altro in Viale XX Settembre sempre a Carrara.
Abbiamo
incontrato Radi, una delle
fondatrici che ci ha raccontato del loro esperimento.
L'abbiamo
intervistata a lungo, quello che vi riportiamo è un estratto dell'intervista.
In corsivo il suo racconto in prima persona.
Bio
e Mare é nata all’interno della cooperativa Maestrale, storica cooperativa di
pescatori di Carrara dove lavoravano alcune di loro, ricoprendo ruoli di
responsabilità e un ruolo centrale nel trattamento del prodotto e nella
vendita.
Nella
quotidianità del lavoro notavano spesso che vi era un surplus di pesce che non
sempre si riusciva a vendere. Iniziarono così ad occuparsi della questione
dello spreco del pesce, data la sua alta deperibilità e trovarono una soluzione
creativa. Decisero infatti di
sperimentare una forma di distribuzione più allargata proponenddosi ai gas
della zona e di sperimetarsi nella
produzione di sughi e conserve di pesce sott'olio e sottaceto, utilizzando
prodotti bio.
L’incontro
con questi gas è stato molto
importante, ci racconta Radi, infatti oltre ad aver trovato una nuova
clientela, tra l'altro sensibile alle questioni dello spreco e della pesca
sostenibile, le ha stimolate a mettere in pratica l’idea di costituirsi come
cooperativa
In
questo percorso hanno ricevuto il sostegno dei loro colleghi maschi, che oltre
a non averle ostacolate hanno offerto loro aiuto pratico nell’imparare il
mestiere del pescatore, cosa che nel tempo le ha portate ad essere in grado di
lavorare all'intera filiera del processo produttivo.
Già
con Maestrale praticavano una pesca sostenibile che come ci raccontano consiste
nel:
“Utilizzare reti a
maglia larga di modo che i giovani esemplari non vengano catturati e possano
continuare a crescere. Inoltre le reti a maglia larga sono più leggere quindi
più facili da tirar su ripetto a quelle a maglia stretta, quindi si risparmia
gasolio.
Rispettare i ritmi
biologici del pesce, per esempio nel periodo di giugno e luglio le seppie si
riproducono, quindi si evita di pescare seppie. Tra l'altro ogni esemplare ha
delle zone specifiche in cui si riproduce quindi si cerca di evitare la pesca proprio in quelle zone.
Raccolta differenziata a
bordo. Non si butta nulla in mare degli scarti della pesca come corde e reti
che non sono biodegradabili, allo stesso modo se si tirano su con le reti altri
oggetti inquinanti come bottiglie di plastica etc non si ributtano in mare ma
si portano a terra e si buttano negli appositi contenitori della differenziata.
Una pesca che segue i
ritmi biologici del pesce, é più produttiva ed inoltre il pesce che si pesca è
di pezzatura più grande e sul mercato si può vendere a prezzi più alti.”
Fin
dalla sua nascita la cooperativa si è caratterizzata per la lavorazione del
pesce con prodotti biologici.Questa scelta del biologico, come quella di
aderire ai gas, è stata prima personale e poi si è trasferita anche sulla
lavorazione del pesce.
Come
ci spiega Radi infatti molte di loro
provenendo da contesti rurali non apprezzavano i sapori della grande
distribuzione mentre riconoscevano nel biologico ì sapori piu autentici del
cibo.
Oltre
alla pesca sostenibile e all'utilizzo di prodotti biologici Bio e Mare è
caratterizzata da altre due specificità: è una coperativa composta da sole
donne e la maggior parte di loro è arrivata a Carrara dopo una migrazione; come
anche Radi afferma è difficile rintracciare una precisa intenzionalità
nell’associarsi per genere o affinità identitarie come il progetto migratorio.
“Non è stata una scelta
voluta, molte di noi già lavoravano nella cooperativa Maestrale, per le altre è
stato un caso forse anche una questione di disponibilità di orari.
Effettivamente l'unica ragazza italiana che ha lavorato per noi non aveva
questa flessibilità che per questo lavoro è requisito necessario. Infatti gli
orari non sono quasi mai fissi, dipendono dall'arrivo delle barche e dalle
quantità di pesce pescato. Ritengo sia giusto che nessuna superi le 40 ore
settimanali se no non sarebbe sostenibile, ma la flessibilità è requisito fondamentale per garantire la
freschezza massima del prodotto e la qualità, anche perchè non usiamo
conservanti.
Una
motivazione forte che le ha sicuramente portate a decidere di aprire una
cooperativa di pescatrici era quella di mettere in risalto il ruolo del
femminile nella lavorazione del pesce. Se il mestiere del pescare, prima della
loro formazione, era esclusivamente maschile, la lavorazione del prodotto è
sempre stato un compito femminile.
“E' un preconcetto
pensare che la pesca sia un settore a preponderanza maschile.
Le donne sono
molto presenti principalmemte nelle retrovie, abbiamo semplicemente fatto emergere
il loro lavoro. Le donne infatti sono quelle che puliscono le reti, puliscono
il pesce e lo vendono; gli uomini si occupano di uscire con le barche e
portarlo a terra. L'operato delle donne rimane nell'ombra. E’la regola non solo
Italia ma anche in Bulgaria e Romania.Ritengo che parte di questa questione del lavoro sommerso delle donne è dovuta al fatto che il settore della piccola pesca per antiche tradizioni, era a sistema famigliare quindi spesso le donne che lavoravano erano le mogli...”
Inoltre
la loro appartenenza culturale meticcia
gli ha permesso non solo di costruire un ambito di sostegno reciproco ma
anche di valorizzare il loro progetto migratorio:
“E' bello essere tutte
straniere perchè ognuna porta qualcosa della sua cultura e della sua esperienza
di vita, lo vediamo come qualcosa di positivo. Ognuna di noi porta con se la
sua valigia.
Alcune ricette delle
conserve di pesce vengono dai nostri paesi. Per esempio io sono della Bulgaria,
mia nonna viveva in un paese sul Mar Nero e li c'erano molti sgombri e
sugarelli quindi le ricette spesso sono le mie, anche Margherita lei per
sgombri e alici.
La pesca come
professione invece è stata una scoperta nessuna di noi aveva fatto questo
lavoro prima.
L'unica è la figlia di
Beppe, pescatore della Maestrale, all'inizio non ne voleva sapere, ma ha un
talento innato per sfilettare il pesce. IL sangue non è acqua!”
Anche
se il lavoro è molto duro, infatti oltre alla pesca e alla lavorazione del
pesce le ragazze si occupano della vendita diretta, della distribuzione in
altre città, del lavoro fisico e amministrativo, presto si sono viste
riconosciute come prima cooperativa di pescatrici biologica in Italia ed hanno
partecipato a progetti all’estero per riproporre in altri paesi il loro
esperimento.
Cooperativa Bio & Mare - Viale XX Settembre, 199 - Carrara (MS) tel. 0585281009
Cooperativa Bio & Mare - Viale XX Settembre, 199 - Carrara (MS) tel. 0585281009
Intervista di Giulia del progetto Mistrana
Mistrana
è una realtà che si è da poco affacciata sul territorio alla ricerca di
esperienze locali con le quali costruire delle collaborazioni significative in vista della
realizzazione del suo progetto culturale.
A Mistrana il cibo e le tematiche ad esso legato
avranno un ruolo centrale.
La nostra idea di ristorazione è profondamente
legata al territorio, è nostra intenzione, infatti, utilizzare prodotti reperibili nei circuiti della coltivazione biologica e delle
aziende agricole locali, ma anche
sviluppare un discorso più ampio relativo alla cultura e all'antropologia del
cibo. La nostra osteria sarà ispirata ad una filosofia dell’alimentazione che
valorizzi le esperienze territoriali sia per quel che riguarda i prodotti e la
loro produzione, sia per quel che riguarda le tematiche dell’ecologia, dell’economia sostenibile e del
biologico.