giovedì 18 luglio 2013

Cooperativa Bio e Mare

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Bio e Mare è  una cooperativa di pescatrici composta da otto donne di diverse nazionalità che opera nel porto di Marina di Carrara e ha due punti vendita uno al porto e un altro in Viale  XX Settembre sempre  a Carrara.
Abbiamo incontrato  Radi, una delle fondatrici che ci ha raccontato del loro esperimento.
L'abbiamo intervistata a lungo, quello che vi riportiamo è un estratto dell'intervista. In corsivo il suo racconto in prima persona.




Bio e Mare é nata all’interno della cooperativa Maestrale, storica cooperativa di pescatori di Carrara dove lavoravano alcune di loro, ricoprendo ruoli di responsabilità e un ruolo centrale nel trattamento del prodotto e nella vendita.
Nella quotidianità del lavoro notavano spesso che vi era un surplus di pesce che non sempre si riusciva a vendere. Iniziarono così ad occuparsi della questione dello spreco del pesce, data la sua alta deperibilità e trovarono una soluzione creativa. Decisero infatti di sperimentare una forma di distribuzione più allargata proponenddosi ai gas della zona e  di sperimetarsi nella produzione di sughi e conserve di pesce sott'olio e sottaceto, utilizzando prodotti bio.
L’incontro con questi gas è  stato molto importante, ci racconta Radi, infatti oltre ad aver trovato una nuova clientela, tra l'altro sensibile alle questioni dello spreco e della pesca sostenibile, le ha stimolate a mettere in pratica l’idea di costituirsi come cooperativa
In questo percorso hanno ricevuto il sostegno dei loro colleghi maschi, che oltre a non averle ostacolate hanno offerto loro aiuto pratico nell’imparare il mestiere del pescatore, cosa che nel tempo le ha portate ad essere in grado di lavorare all'intera filiera del processo produttivo.


Già con Maestrale praticavano una pesca sostenibile che come ci raccontano consiste nel:
“Utilizzare reti a maglia larga di modo che i giovani esemplari non vengano catturati e possano continuare a crescere. Inoltre le reti a maglia larga sono più leggere quindi più facili da tirar su ripetto a quelle a maglia stretta, quindi si risparmia gasolio.
Rispettare i ritmi biologici del pesce, per esempio nel periodo di giugno e luglio le seppie si riproducono, quindi si evita di pescare seppie. Tra l'altro ogni esemplare ha delle zone specifiche in cui si riproduce quindi si cerca di evitare  la pesca proprio in quelle zone.
Raccolta differenziata a bordo. Non si butta nulla in mare degli scarti della pesca come corde e reti che non sono biodegradabili, allo stesso modo se si tirano su con le reti altri oggetti inquinanti come bottiglie di plastica etc non si ributtano in mare ma si portano a terra e si buttano negli appositi contenitori della differenziata.
Una pesca che segue i ritmi biologici del pesce, é più produttiva ed inoltre il pesce che si pesca è di pezzatura più grande e sul mercato si può vendere a prezzi più alti.”



Fin dalla sua nascita la cooperativa si è caratterizzata per la lavorazione del pesce con prodotti biologici.Questa scelta del biologico, come quella di aderire ai gas, è stata prima personale e poi si è trasferita anche sulla lavorazione del pesce.
Come ci spiega Radi infatti molte di loro  provenendo da contesti rurali non apprezzavano i sapori della grande distribuzione mentre riconoscevano nel biologico ì sapori piu autentici del cibo. 


Oltre alla pesca sostenibile e all'utilizzo di prodotti biologici Bio e Mare è caratterizzata da altre due specificità: è una coperativa composta da sole donne e la maggior parte di loro è arrivata a Carrara dopo una migrazione; come anche Radi afferma è difficile rintracciare una precisa intenzionalità nell’associarsi per genere o affinità identitarie come il progetto migratorio. 


 “Non è stata una scelta voluta, molte di noi già lavoravano nella cooperativa Maestrale, per le altre è stato un caso forse anche una questione di disponibilità di orari. Effettivamente l'unica ragazza italiana che ha lavorato per noi non aveva questa flessibilità che per questo lavoro è requisito necessario. Infatti gli orari non sono quasi mai fissi, dipendono dall'arrivo delle barche e dalle quantità di pesce pescato. Ritengo sia giusto che nessuna superi le 40 ore settimanali se no non sarebbe sostenibile, ma la flessibilità è  requisito fondamentale per garantire la freschezza massima del prodotto e la qualità, anche perchè non usiamo conservanti.


Una motivazione forte che le ha sicuramente portate a decidere di aprire una cooperativa di pescatrici era quella di mettere in risalto il ruolo del femminile nella lavorazione del pesce. Se il mestiere del pescare, prima della loro formazione, era esclusivamente maschile, la lavorazione del prodotto è sempre stato un compito femminile.
“E' un preconcetto pensare che la pesca sia un settore a preponderanza maschile.
Le donne sono molto presenti principalmemte nelle retrovie, abbiamo semplicemente fatto emergere il loro lavoro. Le donne infatti sono quelle che puliscono le reti, puliscono il pesce e lo vendono; gli uomini si occupano di uscire con le barche e portarlo a terra. L'operato delle donne rimane nell'ombra. E’la regola non solo Italia ma anche in Bulgaria e Romania.
Ritengo che parte di questa questione del lavoro sommerso delle donne  è dovuta al fatto che il settore della piccola pesca per antiche tradizioni, era a sistema famigliare quindi spesso le donne che lavoravano erano le mogli...”

  

Inoltre la loro appartenenza culturale meticcia  gli ha permesso non solo di costruire un ambito di sostegno reciproco ma anche di valorizzare il loro progetto migratorio:
“E' bello essere tutte straniere perchè ognuna porta qualcosa della sua cultura e della sua esperienza di vita, lo vediamo come qualcosa di positivo. Ognuna di noi porta con se la sua valigia.
Alcune ricette delle conserve di pesce vengono dai nostri paesi. Per esempio io sono della Bulgaria, mia nonna viveva in un paese sul Mar Nero e li c'erano molti sgombri e sugarelli quindi le ricette spesso sono le mie, anche Margherita lei per sgombri e alici.
La pesca come professione invece è stata una scoperta nessuna di noi aveva fatto questo lavoro prima.
L'unica è la figlia di Beppe, pescatore della Maestrale, all'inizio non ne voleva sapere, ma ha un talento innato per sfilettare il pesce. IL sangue non è acqua!”
Anche se il lavoro è molto duro, infatti oltre alla pesca e alla lavorazione del pesce le ragazze si occupano della vendita diretta, della distribuzione in altre città, del lavoro fisico e amministrativo, presto si sono viste riconosciute come prima cooperativa di pescatrici biologica in Italia ed hanno partecipato a progetti all’estero per riproporre in altri paesi il loro esperimento.

Cooperativa Bio & Mare - Viale XX Settembre, 199 - Carrara (MS) tel. 0585281009

Intervista di Giulia del progetto Mistrana

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Mistrana è una realtà che si è da poco affacciata sul territorio alla ricerca di esperienze locali con le quali costruire delle collaborazioni  significative in vista della realizzazione del suo progetto culturale.
A Mistrana il cibo e le tematiche ad esso legato avranno un ruolo centrale.
La nostra idea di ristorazione è profondamente legata al territorio, è nostra intenzione, infatti, utilizzare  prodotti  reperibili nei circuiti della coltivazione biologica e delle aziende agricole locali,  ma anche sviluppare un discorso più ampio relativo alla cultura e all'antropologia del cibo. La nostra osteria sarà ispirata ad una filosofia dell’alimentazione che valorizzi le esperienze territoriali sia per quel che riguarda i prodotti e la loro produzione, sia per quel che riguarda  le tematiche dell’ecologia, dell’economia sostenibile e del biologico.

1 commento:

  1. Offrire prodotti naturali è importante, è per questo che auguro buona fortuna e saluti. Possa il vostro business a crescere.

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