domenica 10 febbraio 2013

La transizione interiore



Ci vorrà un po’ di tempo prima che riusciamo a organizzare una giornata per raccontare cosa siamo andate a fare a Londra il 26 e il 27 gennaio, così ho deciso di iniziare a raccontarvelo sul blog. Quel weekend sono andata con Gilda a fare una cosa che si chiama Inner Transition Training. Devo ammettere che ho cercato già varie volte di spiegare di cosa si trattava, ma non è stato facile. Innanzitutto, cos’è il Transition Network? È un movimento nato a Totnes in Inghilterra e a Kinsale in Irlanda nel 2005-2006. Un gruppo di persone sensibili ai problemi del clima, consapevoli dell’imminenza del picco del petrolio, hanno deciso di impegnarsi a raggiungere una serie di obiettivi di lungo periodo, collaborando anche con l’amministrazione locale. A loro si sono aggiunte molte altre località nel Regno Unito e in tutto il mondo, anche in Italia, in particolare Monteveglio. Quando anni fa ne avevo sentito parlare avevo a) ammirato chi riusciva a farlo b) immediatamente pensato fosse impossibile importarlo “da noi”, data la sensibilità a dir poco scarsa delle amministrazioni per le tematiche ambientali… quindi, quando Gilda mi ha offerto l’opportunità di partecipare a questo corso, ho detto subito di sì.



Il corso si teneva all’Islington Ecology Centre, all’interno del Gillespie Park, un piccolo parco come ce ne sono tanti a Londra. Eravamo a poche fermate di metro dal centro, l’avreste detto dalla foto? A un certo punto abbiamo addirittura visto una volpe sfrecciare dietro ai vetri in pieno giorno. Eravamo un gruppo di circa venticinque persone, oltre a molti inglesi c’erano persone provenienti da tutta Europa (Spagna, Svizzera, Danimarca, Belgio, un amero-francese, un ceco, due ragazze tedesche con una bimba di otto mesi che ha gattonato placida in giro per l’aula senza piangere mai…). L’Ecology Centre (alimentato a energia solare, con mobili in materiali riciclati, attrezzato per la raccolta differenziata, tutto in vetro e legno con un cancello azzurro) metteva a disposizione, oltre alla stanza che potete vedere sopra, con tanto di albero incorporato, spazi comuni e una cucina. Abbiamo pranzato tutti insieme intorno a un tavolo molto colorato, biologico, vegetale e integrale. Io mi sono portata dietro il mio pane confezionato senza glutine e senz'anima, sigh sigh...



Fin dall’inizio del corso l’atmosfera è stata molto piacevole, calorosa e sorridente. Ci hanno subito incoraggiati a conoscerci distribuendo foglietti con scritte sopra piccole domande semplici, giravamo per la stanza scambiandoci domande come “qual è il tuo fiore preferito” e così via. Dopo aver rotto il ghiaccio abbiamo subito stabilito una serie di regole da rispettare che vedete sopra nel mio quaderno. Anzi, le traduco; sono regole che faremmo bene a rispettare anche nei nostri incontri, evitando di sprecare preziose energie.

-    Rispettare il moderatore e tutti quanti
-    Parlare a voce alta, essere concisi, limitare la durata del proprio intervento
-    Essere responsabili per se stessi
-    Essere positivi e flessibili
-    Si possono esprimere tutte le sensazioni
-    Mantenere la riservatezza sulle informazioni personali che vengono svelate
-    Quando necessario, ricorrere ai segnali concordati (erano segnali per esprimere la propria approvazione, il desiderio di intervenire, quello di rispondere direttamente a una persona o la necessità di ripetere qualcosa che non si era capito)
-    Spegnere o silenziare i cellulari
-    Rispettare i tempi che ci si è dati

La nostra moderatrice, Sophy, ci ha aiutato ad affrontare varie tematiche legate al lavoro interiore che va affrontato quando si desidera partecipare alla transizione, cioè a un cambiamento in senso positivo del nostro modo di vivere su questo pianeta. Molto del lavoro che abbiamo fatto in questi due giorni utilizza tecniche della psicologa americana Joanna Macy, un lavoro molto intuitivo ed emotivo che facilita la connessione tra le persone, con la propria interiorità, con la natura... (una parte del suo lavoro si chiama proprio the work that reconnects, il lavoro che riconnette) e l’espressione aperta e sincera delle proprie emozioni. Durante queste due giornate c’è stato un buon equilibrio tra momenti più teorici, in cui si è usata la lavagna per illustrare vari modelli di comportamento, polarità del comportamento umano, schemi teorici a cui fare riferimento, e momenti più emotivi, in cui si è lavorato molto con le persone. Il corso è diverso ogni volta: ognuno porta il suo contributo, la sua storia personale, la sua voglia di imparare. Si è condiviso il cibo, si è cantato insieme, si è scherzato, qualcuno ha pianto, condividendo le sue più intime paure ed emozioni.



Uno dei primi esercizi che facciamo è camminare formando una spirale che va indietro nel tempo e poi torna ai giorni nostri, pronunciando parole che ci vengono spontanee a proposito di ciò che sta succedendo al mondo, l’inquinamento, il consumo di suolo, lo sfruttamento delle risorse... a raccontarlo sembra un giochetto stupido, vero? Eppure, soprattutto in un gruppo così grande e motivato, è un’esperienza potente e toccante. Poi lavoriamo in coppie, con dei gesti che ci permettono di esplorare vari estremi di comportamento. Nel pomeriggio, usando una tecnica che si chiama World cafè, ci si divide in gruppi per discutere varie tematiche. A me interessa particolarmente il tema che riguarda l’approfondimento interiore, ma partecipo anche agli altri tavoli. Il moderatore ha un grande foglio di carta e pennarelli, su cui scrive i contributi che vengono fuori dalla discussione, così:




Il secondo giorno


Oche selvatiche di Mary Oliver (l'originale è qui)

Non devi essere bravo
Non devi attraversare in ginocchio
cento miglia di deserto per penitenza.
Devi solo lasciare che il morbido animale del tuo corpo
ami ciò che ama.
Parlami di disperazione, la tua, e io ti dirò della mia.
Intanto il mondo va avanti.
Intanto il sole e i ciottoli chiari della pioggia
attraversano i paesaggi,
passano sulle praterie e sugli alberi profondi,
sulle montagne e sui fiumi.
Intanto le oche selvatiche, lassù nell’aria azzurra e pulita,
stanno tornando verso casa.
Chiunque tu sia, per quanto solo,
il mondo si offre alla tua immaginazione,
ti chiama come le oche selvatiche, stridenti ed eccitanti –
annunciando ancora e ancora il tuo posto
nella famiglia delle cose.

Il secondo giorno comincia con questa poesia che qui vi ho tradotto al volo. Oggi parleremo di un tema molto importante, la resilienza, una dote fondamentale nella vita, soprattutto in questo mondo funestato dalla crisi economica e ambientale. La resilienza è la capacità di riprendersi da shock e traumi in maniera positiva e costruttiva. Uno dei miei esempi preferiti è Robert Wyatt, batterista dei grandissimi Soft Machine, che a soli 28 anni ebbe un incidente e rimase paralizzato dalla vita in giù, costretto in una sedia a rotelle per tutta la vita. La sua passione per la musica gli permise di non abbandonare la sua carriera musicale, allargando la sua esperienza ad altri strumenti e soprattutto sviluppando in maniera straordinaria la sua voce.



“Solo un malvagio può ricavare tanto beneficio da un’opera buona. Una brava persona sarebbe sfinita e di pessimo umore”. G. D. Roberts, Shantaram

Un altro tema al cuore del workshop è il “burnout”, cioè l’esaurimento che affligge in maniera particolare i volontari che si gettano a testa bassa nel lavoro su temi cui tengono molto. L’esaurirsi delle energie si riflette spesso in una sensazione di rabbia e stanchezza che s’infiltra nelle nostre azioni quotidiane e rende tutto più difficile e sgradevole. In questo workshop ci mettono in guardia contro il modo negativo, diffidente, svalutante di esprimere le proprie emozioni e i propri pensieri; a quanto pare i rapporti umani, per essere positivi, devono essere caratterizzati da molta più positività che negatività (qualcuno l’ha anche calcolato: ogni commento negativo deve essere equilibrato da almeno 6 commenti positivi!). E quindi ci si siede insieme per condividere quali sono per noi le cose che ci ricaricano, che ci fanno sentire bene, e quali sono quelle che ci svuotano di energia e ci fanno passare la voglia di fare tutto. È un esercizio utilissimo e il fatto di farlo in coppia lo arricchisce di molti contenuti che da soli non ci sarebbero venuti in mente. Poi un altro esercizio in coppia, difficilissimo. Per due minuti ci dedichiamo alle affermazioni positive: ciò significa sedersi uno di fronte all’altro e per due minuti raccontare a chi ci sta davanti, per esempio, quello che ci fa sentire “veramente vivi”… vi garantisco che due minuti così sono lunghissimi, ma è un esercizio che aiuta davvero a sbloccarsi interiormente.

La giornata prosegue con ulteriori discussioni, esercizi di condivisione, canti, riflessione, abbracci, risate, passeggiate nel parco alla ricerca di un pezzo di natura da offrire in un rituale intorno all’albero che fa parte integrante dell’aula. Poi si lavora ancora ai tavoli di discussione e alla fine tutti saranno liberi di parlare, riflettere a coppie, comunicare dubbi, domande, emozioni, paure. Ci salutiamo con abbracci calorosi, desiderosi di non trascurare nessuno, e partiamo, ognuno per tornare a casa carico di energia positiva e del desiderio di trasmetterla a chi è rimasto a casa. Prima di partire Jan, un ragazzo di Praga, ha regalato a tutti dei semi di calendula. E chissà che presto non potremo piantarli nel nostro orto collinare…

Laura

Risorse

in italiano

http://it.wikipedia.org/wiki/Citt%C3%A0_di_transizione
http://transitionitalia.wordpress.com/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/09/24/decrescita-e-picco-del-petrolio/361723/
Chi siamo e cosa facciamo


in inglese

http://transitiontownkinsale.org/
http://www.transitiontowntotnes.org/
http://www.transitionnetwork.org/resources/who-we-are-and-what-we-do
http://www.joannamacy.net/
http://www.panhala.net/archive/wild_geese.htm

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